Su Fogulone de Sant’Antoni

Su- Fogulone-festa-a-tresnuraghes

Il fuoco votivo di Sant’Antonio arde sulle rive del Temo. La celebrazione molto sentita in Planargia segna l’avvio del Carnevale.

Su Fogulone

Il 17 Gennaio la chiesa festeggia Sant’Antonio da Padova ma è il giorno prima,  il 16 Gennaio, che tutta la Sardegna quindi anche Tresnuraghes  è coinvolta nella preparazione de Su Fogulone

“Una leggenda sarda, che rielabora il ben più noto mito di Prometeo, narra che, in antichità, l’uomo, non conoscendo l’esistenza del fuoco, era costretto a sopravvivere al freddo. Sant’Antonio abate, preso dalla compassione, si recò all’inferno con al seguito il suo maialino e il suo bastone di ferula. Una volta arrivato alle porte degli inferi, Lucifero e gli altri diavoli lo bloccarono senza farlo proseguire. Il maialino riuscì, però, a infiltrarsi creando un gran subbuglio. I diavoli furono così costretti a far entrare Sant’Antonio per prendere l’animale e portarselo via. Approfittando di questo trambusto, il santo riuscì ad avvicinare il suo bastone di ferula (pianta erbacea che a diretto contatto col fuoco si annerisce ma non brucia) alla brace conservando al suo interno il fuoco: a quel punto richiamò all’ordine il maialino ed uscì. Una volta sulla terra, al santo bastò soffiare sul suo bastone per farne scaturire delle scintille che si sparsero per tutta la terra, donando un prezioso elemento agli uomini.”
fonte: Wikipedia

Il falò di Sant’Antonio arde

In paese, i giovani in particolare, si radunano al mattino per recarsi, solitamente al cantiere forestale locale, dove su indicazione dell’Ente Foreste raccolgono la legna necessaria per alimentare “Su fogulone” la giornata prosegue trasportandola al paese e organizzando la catasta davanti alla chiesa parrocchiale, serviranno diversi viaggi per trasportare tutta la legna occorrente, anche se una parte verrà raccolta in paese davanti agli usci delle case. Un tempo non vi era porta che non avesse il suo pezzo di legno quale contributo a Su Fogulone, i tempi cambiano e anche i sistemi di riscaldamento, quello a legna è sempre meno usato, per cui sono sempre meno quelli che hanno in casa della legna da offrire.

Per tutto il giorno il paese viene attraversato da trattori carichi di legna e di giovani festanti, i quali, spesso con un tappo di sughero annerito, usanza importata di recente dai paesi dell’interno dell’isola, cercano di dipingere i volti di chi capita a tiro. Il freddo di questi giorni non fa scordare che fra poco sarà Carnevale e Su Fogulone ne sancisce ufficialmente l’inizio. All’imbrunire il parroco, terminata la funzione religiosa del vespero, esce a benedire la catasta della legna davanti al paese riunitosi per rinnovare il rito secolare di ringraziamento per il dono del fuoco.

Fuochi e falò che non sono uguali, per composizione, forma e dimensione, e che a seconda delle zone della Sardegna vengono chiamati in modo differente: Is fogus, is fogaronis o fogadonis, sos focos, sos o’os, foghilloni, fogoni e s’oguloneIs frascas e sas frascas, is sèlemas e sas sèlemas, soprattutto in Ogliastra e in Baronia, perché costituiti da cataste di legna e frasche di cespugli della macchia mediterranea. A Dorgali è chiamato su romasinu,perché prevalgono i cespugli e l’odore del rosmarino. A Bitti è chiamato sa ochina, mentre a Torpé su fogulone. Is tuvas e sas tuvas (tronchi di alberi che i fulmini e lo scorrere del tempo hanno reso cavi), a Sedilo, Aidomaggiore, Ghilarza, Abbasanta, Norbello ed altri centri dell’alto oristanese. Nomi e composizioni differenti, però, tutti realizzati con cataste di legna di buona qualità, che brucia a lungo, regalando ai numerosi spettatori uno spettacolo di alta suggestione.
fonte. amicomario.

Le fiamme, prima timidamente poi, sempre più intense si ergono illuminando i volti dei presenti. Come tutte le feste, anche questa è occasione di rientro al paese a visitare parenti e amici e a frugare fra i ricordi per far rivivere quell’episodio o quel fatto. Si ricordano cosi quei personaggi che in un qualsiasi paese di provincia, non mancano mai. Personaggi che con il loro carattere animavano questa e altre feste. E poi la ricerca dei festeggiati che portano il nome del Sant’ Antonio, occasione per farsi invitare da bere, qualcuno, con fare furbesco o anche solo per ridere, nega seppure presente e afferma di riconoscere non questo Sant’Antonio  ma “S’atteru” ( ovvero “l’altro” quello festeggiato a Luglio, nella sua chiesa di Pianu Idili) come suo patrono e festeggiato, e quindi rimandando festeggiamenti e relativo, cumbidu cioè, l’invito a fra qualche mese.

Tresnuraghes, una terra ricca di tradizioni

Tresnuraghes, fino a qualche decennio fa aveva una florida attività viticola, e i produttori di vino erano davvero in tanti, Su fogulone era l’occasione giusta per far degustare il proprio prodotto e sentirne i commenti, che fedeli al motto “A caval donato…” spesso lusinghieri, sulla qualità del vino. Decine di fiaschi giravano intorno al fuoco fra i sorrisi e i commenti degli astanti. Più tardi quando il fuoco aveva cessato parte della suo ardore, e a terra si poteva gia vedere un po di braci allora qualcuno più temerario di altri, armato di una pala quasi ad emulare Prometeo, tentava di recuperare un po di braci per improvvisare un arrosto se non di carne almeno di  salsicce e formaggi, anch’esse prodotte in loco e che avrebbero contribuito a dissipare gli effetti del vino, che dopo tante degustazioni iniziava a far sentire i suoi effetti, ma anche a contribuire a socializzare, per quanto a quei tempi non era cosi difficile farlo. Intanto qualche gruppo di ragazzi, un po’ in disparte, quasi ad evitare lo sguardo dei Carabinieri, aveva iniziato il gioco della Morra e le grida della conta si sentivano da lontano. Un altro gruppo, forse infastidito da quel vociare, cercava un altro luogo, più appartato ma in vista per intonare o un canto a tenore una qualche ottava in limba, ovviamente per “scaldare la voce” non si mancava d’iniziare da quelle scritte, ai primi del secolo scorso, dal compaesano Moretti, che ha reso famoso Tresnuraghes nell’isola grazie alla sua copiosa e famosa produzione poetica. Era facile, fino a pochi anni fa, al tresnuraghese che in giro per la Sardegna, quando diceva il suo paese d’origine essere apostrofati “Trennuraghes? Sa idda de Pittanu Morette”, a conferma di quanto la fama del nostro compaesano si era estesa e diffusa e radicata nell’isola.

La serata proseguiva così fra bevute di vino, e mangiucchiando ora un pezzo di formaggio ora uno di salsiccia. Fra un’ottava e un canto a tenore o il racconto di qualche episodio, particolarmente ilare, della vita quotidiana.

Da diversi anni il modo di festeggiare è sensibilmente cambiato, complice il calo demografico, e l’inevitabile scomparsa di quella fetta di popolazione più anziana. I giovani adesso, accomunati dallo stesso anno di nascita ovvero “Sa leva” si sono presi carico di organizzare la serata, non più degustazioni di vino e salumi, non più canti a tenore o di ottave, adesso l’intrattenimento è affidato a qualche musicista locale, o al karaoke, l’arsura viene spenta dalla birra e i morsi della fame calmati da una vera e propria cena organizzata, con tanto di tavoli e banchi. Il fuoco, quasi in disparte, malinconicamente, quasi con nostalgia continua ad ardere, forse pensando a quando era centro ed epicentro di una intera comunità.