Porto Alabe, non solo mare

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Una giornata a Porto Alabe

Porto Alabe da ammirare

Porto Alabe, conosciuto anche come Marina di Tresnuraghes, è un sobborgo che dista circa 5 km da Tresnuraghes, in provincia di Oristano. 

La marina di Tresnuraghes si sviluppa in lunghezza per diversi chilometri, circa sette in totale, che costeggiano numerose spiaggette a strapiombo sul mare.

La spiaggia di Porto Alabe è una distesa di sabbia a grani medio-grossi: presenta vari colori come il bianco, l’ocra e il dorato, mentre l’acqua del mare di questo pezzo di costa è limpidissima, con tonalità che vanno dal verde smeraldo al blu. Un gioiello della natura racchiuso e contornato da dune ricoperte di macchia mediterranea. 

Davanti alla costa di Porto Alabe si possono ammirare i faraglioni neri di corona Niedda, utilizzati come sistema difensivo costiero dagli aragonesi: la rada di Foghe è stata punto di sbarco per invasori e pirati, da presidiare dalle torri di Ischia Ruja e Columbargia. 

Porto Alabe da gustare

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Oltre alla località che ospita Lidolando, Porto Alabe è anche il nome di una delle pinse presenti nel nostro menù. La pinsa, per i pochi che non la conoscono, è una focaccia o schiacciata preparata con ingredienti ad alta digeribilità come farina di riso, frumento, soia e pasta madre, infornata e poi condita in vario modo: nel caso della Porto Albe con fiordilatte, Casizolu di Santu Lussurgiu e purpuzza. 

In Sardegna esistono tantissime tipologie di formaggi: tipico della regione del Montiferru, a pochi chilometri da Tresnuraghes, è il casizolu, protagonista della nostra pinsa. 

È un prodotto molto antico, pare infatti che fosse già conosciuto nel 1300: la prima traccia arriva ai giorni nostri tramite lo scritto di un mercante toscano che racconta di aver acquistato in Sardegna una botte di caciocavallo, formaggio che presenta numerose similitudini col casizolu. 

Fare il casizolu è una vera e propria fatica, la lavorazione infatti è lunga e impegnativa. 

Il latte viene riscaldato e fatto coagulare, il coagulo viene poi ridotto a fatto a pezzi tramite uno spillo metallico. Il passaggio successivo è quello della fermentazione lattica: è essenziale per la riuscita del casizolu, ma purtroppo quasi sempre imprevedibile. Questo significa che può avvenire in qualsiasi momento della giornata, anche all’alba oppure durante la notte, quindi chi lo prepara deve rassegnarsi a lunghe attese. 

Completato lo step della fermentazione si immerge il casizolu prima nell’acqua bollente e poi in quella fredda: a questo punto si può dare al formaggio la sua tipica forma a pera, asciugarlo e magari affumicarlo. Non finisce qui, infatti anche la conservazione ha delle regole precise: la pera si posiziona su un canovaccio per alcuni giorni e solo dopo si può appendere per la stagionatura. 

Il casizolu di Santu Lussurgiu è un presidio Slow Food, non ha un marchio di garanzia ma deve comunque sottostare a precise regole di produzione. 

Come riconoscere il casizolu originale? La buccia è lucente e senza striature, il colore è giallo se appena fatto e dorato quando è stagionato e i chili di una forma sono superiori rispetto ad altri formaggi simili: una pera di Casizolu pesa tra i tre e i cinque chili. 

L’altro ingrediente della Porto Alabe è la purpuzza, anche questa una ricetta tipica, non della zona ma dell’entroterra. Si tratta di una sbriciolata di carne di maiale aromatizzata con spezie e vino bianco. Un gioiello della cucina sarda!

Cosa aspetti? Vieni a gustare una Porto Alabe al Lidolando di Porto Alabe (non ti chiederemo di ripetere questo scioglilingua!)